Ortoressia Nervosa: letteralmente significa “ossessione per i cibi sani”, dal greco orthos (sano, giusto) e orexis (appetito); l’aggettivo nervosa sta ad indicare il fatto che questa dinamica si manifesti con modalità “patologica”.
E’ una forma di ossessione legata all’ideologia del mangiar sano, in cui la qualità del cibo conta molto di più della quantità, tanto che la ricerca degli alimenti e la loro preparazione occupano la maggior parte della giornata delle persone che soffrono di questo disturbo.


L’essere in gravidanza costituisce un’esperienza psicofisica che la donna vive a più livelli: cognitivo (il pensiero di essere incinta), emotivo (le emozioni legate all’attesa), immaginativo (le fantasie su come sarà il bambino) e inevitabilmente corporeo (il cambiamento delle proprie forme).
La prima fase che segue l’esito positivo del test è caratterizzata principalmente dagli aspetti cognitivi, emotivi ed immaginativi. Accettare l’idea di diventare madre porta con sé emozioni diverse e contrastanti che possono variare in maniera molto soggettiva a seconda dei casi.

La maternità porta con sé un momento molto delicato di cambiamento sia dal punto di vista fisico che psichico, coincide infatti con un cambio di ruolo e di identità nella donna.
Le neomamme non affrontano tale cambiamento con la gioia e la serenità che da sempre, nella narrazione sociale, vengono associate a questo momento: si trovano inevitabilmente ad affrontare nuovi dubbi e preoccupazioni riguardo il loro ruolo di genitore e le relative incombenze che derivano dal bambino. In alcuni casi si può arrivare a soffrire di Depressione Post Partum o ad affrontare la sindrome di “Baby Blues”.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo, molto spesso abbreviato con l’acronimo “DOC” o “OCD” nella sua accezione inglese, è caratterizzato dalla presenza di “ossessioni” e “compulsioni”: le prime si concretizzano in pensieri preoccupanti, dubbi, immagini disturbanti e/o spaventose che la persona non vorrebbe avere ma che non riesce a scacciare dalla propria mente; le seconde si manifestano attraverso comportamenti ripetitivi che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un pensiero scomodo.

La fame emotiva diventa un problema quando il cibo è l’unica strategia che si utilizza per gestire le emozioni provate. Non è un fenomeno da combattere o eliminare, quanto piuttosto un comportamento di cui prendere consapevolezza. Un percorso psicologico può aiutare la persona sia a riconoscere le proprie emozioni e modularle attraverso diverse strategie che non includano solo il cibo, sia a distinguere i segnali della “fame fisiologica” da quelli della “fame emotiva”.

Per le persone con Alessitimia risulta complicato differenziare un’emozione dall’altra: si sentono confuse, faticano a descrivere il loro vissuto interiore e di conseguenza a dare un nome specifico all’emozione provata.